La devozione dei montemesolini verso San Michele ha radici veramente remote. Già a partire dal 1300 nell’antica chiesa di rito latino intitolata al SS. Crocifisso vi era un grande altare dedicato all’Arcangelo Michele, situato alla destra dell’altare maggiore. Questa chiesa, situata nella centralissima via Roma, è stata abbattuta secoli fa a causa della sua vetustà e pericolosità.
Intorno al 1500, in una località situata a 2 Km da Montemesola e denominata “LaGravina”, si rifugiarono alcuni monaci basiliani per sfuggire alle persecuzionidei Saraceni. Durante la loro permanenza, in una delle tante grotte costruirono una chiesetta per svolgere le loro abituali funzioni, abbellendola con ungrande altare in pietra e con dei pregevoli dipinti raffiguranti San Michele, San Benedetto, San Teodosio, San Giorgio, San Francesco e Sant’Andrea. C’è da direche in questo splendido luogo l’ 8 Maggio (giorno della prima apparizione di San Michele sul Monte Gargano) si festeggiava la solennità di San Michele, con una processione che si snodava dal paese fino alla Gravina e si concludeva con la celebrazione della Santa Messa. Le alluvioni, l’incuria della gente ed il passare inesorabile del tempo hanno purtroppo cancellato questa bella tradizione.
Agli inizi del 1700 vi fu l’arrivo a Montemesola della nobile famiglia napoletana dei Saraceno, la quale dimostrò da subito la devozione verso l’Arcangelo Michele, tanto che nella loro cappella privata dedicata a Santa Maria dellaCroce fecero installare un altare in onore del Santo dotandolo di una pregevole statua lignea. Anche la bellissima torre dell’orologio, costruita per volere dei Saraceno, era sormontata dalla statua di San Michele, della quale purtroppo oggi non vi è più traccia. Il marchese Benedetto Saraceno donò ai confratelli l’abito di rito che comprendeva la mozzetta rossa, la casacca bianca, il cingolo rosso, il cappuccio bianco e il medaglione raffigurante il Santo. Lo stesso marchese permise che tutti i confratelli dopo la loro morte fossero seppelliti nella tomba di famiglia e cioè nella cappella di Santa Maria della Croce.
Nel1751 la Confraternita ottenne l’aggregazione alla Primaria Arciconfraternita degli Angeli Custodi di Roma, la quale concesse ai confratelli devoti all’Arcangelo speciali indulgenze e benefici. Questa aggregazione è dimostrata da una splendida pergamena custodita nella chiesa di San Michele. Nel 1751, Francesco Saraceno succeduto ad Andrea Saraceno, sulla cappella di famiglia fece costruire una chiesa intitolata a San Michele, arricchendola all’interno di una stupenda statua lignea, tele e suppellettili di pregevole fattura. Agli inizi del 1900 la devozione dei montemesolini verso San Michele era cresciuta tantissimo. Per rispondere alle esigenze dei numerosi fedeli che affollavano la piccola e vecchia chiesa, i coniugi Oronzo Corona e Eugenia Franco vollero donare alla confraternita un luogo molto più grande per venerare il Santo. Fu così che grazie al lavoro instancabile di tutti i confratelli , nel giro di pochi anni e precisamente il 6 Novembre del 1932, una vecchia falegnameria sita in via Regina Margherita si trasformò nell’attuale chiesa di San Michele Arcangelo.
Oltre ai consueti incontri di preghiera e di catechesi, le attività di rilievo della confraternita sono i festeggiamenti in onore di San Michele Arcangelo e dei Santi Medici (28 e 29 Settembre) e nel Venerdì Santo la suggestiva processione dei “Sacri Misteri” inserita nei Riti della Settimana Santa.
A MONTEMESOLA, i fermenti nuovi del XIII secolo non sono avvertiti in tutta la loro efficacia, poiché la comunità che in essa vive è certamente intenta alla costituzione dei primi nuclei familiari. I “fuochi” che si contano sono esigui, come si evince dai primi documenti che ne fanno cenno e che rimontano ai primi decenni di quel secolo, quando l’abitato era posseduto con gli altri “casali” limitrofi dalla nobile e ricca famiglia De Ponte o Delli Ponti, con il titolo di Baronia. Si sa anche che nel corso del successivo secolo, il Casale, sebbene mai distrutto, è più volte abbandonato.
Nel 1320, l’Arcivescovo Enrico ottiene da Roberto, Duca di Calabria, che gli abitanti del Casale di Riscio e dell’antica Salete (Salenzia – città messapica) si uniscano ad abitare insiemea Grottaglie per una più sicura difesa dalle scorrerie dei nemici.
Salete scompare definitivamente. Poiché gli abitanti non vogliono convivere con della gente nomade, ottengono per mezzo di Berengario De Mandorino, nobile cittadino della loro antica città e feudatario di Montemesola, un Decreto per riabitare il Casale di MONTEMESOLA da qualche tempo abbandonato. Risulta anche che il Casale viene ancora più volte abbandonato e riabitato; diverse sono le cause di quegli atti, una tra le altre è l’alta mortalità dei cittadini per la malaria allora esistente sul territorio. Ma grazie alle bonifiche fatte dal Barone De Noha, il suo clima è reso salubre e non più abbandonato. Tutto questo avviene fino al 1474, quando definitivamente è riabitato e questa volta anche da un grosso nucleo di Albanesi.
La devozione di Montemesola e dei suoi abitanti verso la B.V. del SS. Rosario ha radici antiche. Già dal XIII secolo nell’antica chiesa di rito latino intitolata al SS. Crocefisso,vi è un grande altare dedicato alla Vergine come si può osservare da una pianta planimetrica; sulla stessa vi si nota segnato anche, uno stipo della Vergine stessa e in uno spazio attiguo un locale adibito a Oratorio per i congregati.
Nel1658, il primo giugno, come risulta da un documento dell’Archivio di Napoli, è eseguito nel Casale di MONTEMESOLA il censimento delle case, in conformità al Decreto del 28 gennaio 1656 che lo ordinava in tutto il Regno di Napoli.
Silegge al n. 72 “Donato Antonio Internò, fu Marcantonio e Grazia Gigante, nontiene arte per essere figliuolo, non possiede casa alcuna, vive di elemosine e la casa dove abita si possiede per SS. Rosario di questo Casale”.
Parroco di quel tempo, ma già dal 2 giugno 1635, è Don Francesco Romano, nativo di Grottaglie. Allora possiamo affermare che sin da quell’epoca e proprio per iniziativa del Parroco Don Romano, la Confraternita del SS. Rosario di MONTEMESOLA vive i primi momenti di vita aggregata, ancora in fase di partecipazione al culto, vivendo essenzialmente il senso della carità, con lo scopo, quindi, di cantare le lodi al Signore e alla Vergine Madre e di soccorrere i poveri.
Non si hanno precise notizie dell’operato degli altri sacerdoti succeduti a Don Romano: nel 1666 del Rev. Assi, curato; nel 1670 del Rev. Marinaro, anch’egli curato; nel 1673 del Rev. Nigro pure curato; nel 1678 del Rev. Rosella, curato fino al 1683, quando alla Chiesa Parrocchiale prende possesso, come Parroco, il Rev. Arciprete Don Stefano Menzana, da Massafra. E’ Don Menzana che adatta a Oratorio della Confraternita del SS.Rosario, proprio quella casa, attigua alla Parrocchia latina, presso cui il“censimento” annota, nel 1658, qual casalino bisognoso.
La Confraternita, quindi, ha origini antiche, ci sono documenti che attestano chegià prima del 1683 opera sotto il titolo del SS. Rosario nella Chiesa Antica.
E’costituita da un gran numero di soci. La stessa famiglia Marchesale appartiene a essa. Nel corso degli anni, da sola è in grado di gestire, prima le antiche parrocchiali: la latina e l’albanese, nella cura degli immobili e nella conservazione delleopere esistenti in esse. Ospita, per un periodo l’altra Confraternita del paese, quando questa deve abbandonare il luogo dove è sorta (1750). E’ capace, poi, di costruire la Chiesa o Nuovo Oratorio, ad opera di Don Vito Internò, grande artefice della costruzione del nuovo oratorio e della riorganizzazione della Confraternita, conservando quella centralità spirituale, non solo perché idoneaa continuare ad accogliere fedeli aggregati al proprio Sodalizio, ma anche quelli che seguivano, una volta, il rito ortodosso. Segue quindi gli schemi e gli orientamenti della Chiesa di Roma e mantienelogisticamente anche quella centralità operativa ricca di presenzesignificative. È rimasta al centro del paese, a due passi addirittura dalla prima testimonianza strutturale e spirituale esistente nell’antico Casale: la rustica piazza principale con l’antichissima GUGLIA (fig.1) (resti diquest’ultima sono incorporati nel fabbricato di proprietà della famiglia Milito– Via Roma, mentre l’antica piazza si localizza tra la villetta, col monumento ai Caduti e il palazzo dei Tripaldi).
Riorganizza, prima dell’altra Congregazione la propria struttura vitale.
Ottiene il Regio Assenso, dopo aver completamente rinnovato il sistema organizzativo contemplato nelle famose Regole, di cui si fa cenno col manoscritto di Nicola Saracino.
Si costruisce una Catacomba tutta per se. Il tutto in povertà autentica, con le proprie forze, spinta da una ferrea volontà e da un incomparabile ardore divita cristiana.
Mancano solo quei pochi Ducati (circa cento) per essere, ufficialmente elevata alla dignità di ARCICONFRATERNITA! Per la posa e benedizione della Pietra Angolare per la costruzione del nuovo Tempio, il Dott. Don Vito Internò, Priore della Congrega e Sindaco del paese, rivolge una“Supplica” a Mons. De Fulgore, Arcivescovo di Taranto.
“Eccellenza Rev.ma
Vito Internò Sindaco del Comune di Montemesola, e Priore della Congregazione del SS.moRosario di detto Comune, Le rappresenta, come non avendo la detta Congregazione Oratorio proprio per le loro sagre funzioni, e comeora tutti i Confratelli si sono risoluti di Fabricarselo a proprie spese, edovendosi di già incominciarsene la fabbrica, Supplica perciò la Bontà di V. E.Rev.ma compiacersi accordare a questo Parroco Curato le facoltà per benedire, ed imporre la prima pietra angolare, che avrà a grazia.
Montemesola li 15Feb. 1824.”
La risposta non si attende a lungo; giunge quattro giorni dopo:
“Atteso l’esposto,accordiamo al molto Reverendo Arciprete Locale la chiestaci facoltà di benedirela prima pietra angolare della dedotta nuova costruzione dell’Oratorio, purché però la nuova opera si faccia nello stesso sito della Parrocchia vecchia, dove fin’ora i Confratelli han funzionato.
Taranto dal Nostro Arcivescovil Palazzo li 19 Febbraio 1824
Gius.e Ant.io Arciv.odi Taranto
La benedizione, e imposizione della prima pietra angolare si eseguì il dì Sette del mese di Marzo 1824 con solenne Processione, e intervento di tutto il Clero, e popolo da me sottoscritto Arciprete Locale.
Cosmo Tripaldi
La Chiesa dedicata alla B.V. del SS. Rosario, Patrona e protettrice di Montemesola, sorge sul corso principale della città, fu costruita dal 1824 al 1830, sul luogo ovesorgeva l’antica Chiesa Albanese, dedicata allo Spirito Santo e accanto alvecchio oratorio della Congrega (attualmente usato come sagrestia);
La Chiesa eretta per intercessione del Priore pro tempore Dott. Vito Internò, fu benedetta il 9 ottobre 1830. La storia narra che la costruzione si avvalse dimirabili prove di abnegazione e di devozione dei confratelli (molti di loro trasportarono sulle proprie spalle i pesanti tufi dalle lontane cave della Gravina al luogo sacro e tutto il lavoro dell’opera intrapresa si compì in soli sei anni).
Gli artefici della “fabbrica” furono Vincenzo Margherita e Mastro Giuseppe Mastronuzzi daTaranto.
Al centrodella facciata si legge la seguente scritta:
«HOC EST SIGNUMFOEDERIS QUOD DO INTER ME ET VOS»
(questo è ilsegno di fede posto tra me e voi)
L’interno ha forma rettangolare, larga m. 10 e lunga 23, l’altezza della volta raggiunge m. 11.
Il grande altare “privilegiato” fu costruito dall’ing. D. Michele Campanelli di Luogorotondo ed eseguito inizialmente dagli artisti baresi Michele Lariccia e Orazio Motola (suo genero) e dal napoletano Giuseppe Gattai. A completarlo furono invece, due discepoli del Lariccia: Orazio Trinchera e suo figlio Giuseppe di Luogorotondo in provincia di Bari (ora Locorotondo).
Sull’altare (stile tra il tardo barocco e il neoclassico), situata in una grande nicchia, troneggia l’immagine della Vergine del SS. Rosario,Patrona della città. La Madonna ha sul palmo della mano sinistra il Divin Bambino.
Entrambi i simulacri, evidenziano singolare esempio di scultura mista sia figurativo sia nell’armonioso ornamento del ricco vestito tutto trapunto in oro, nella fattura delle corone che cingono le rispettive teste chedelle corone del Rosario e delle chiavi simboliche della città, tutted’argento.
La nicchia è adorna di 15 pannelli ovali, in legno, su cui sono raffigurati i quindici Misteri del Santo Rosario. Tali dipinti, di scuola napoletana,si fanno risalire al seicento e già nel tempo prima della costruzione di quest’Oratorioa dornavano la grande tela della madonna del Rosario, posta sull’altare a Leidedicato nella Chiesa Antica, o parrocchiale latina, dedicata al Crocifisso dal1286 al 1762 esistita là dove sorge il convento, che dal 1866 è adibito a CasaComunale (Municipio).
Alla base dell’altare, al centro, trova posto la statua di Gesù morto, che fino a qualche decennio fa, posta in un antica bara, usciva inprocessione, detta “dei Misteri”, il Venerdì Santo.
Sulle due pareti laterali e su quella della controfacciata, si possono ammirare altre 14 tele a forma ovale, sempre di scuola napoletana, delsecolo XVII, su cui sono dipinte le scene della Via Crucis.
Preziosi e di ottima fattura compositiva e cromatica sono gliaffreschi della volta dell’autore Don Clemente Antonucci da Montemesola.
Quello che sovrasta l’altare rappresenta S. Domenico che contempla al Madonna e il Divin Figlio Risorto. L’affresco centrale, molto grande,raffigura S. Domenico che predica e diffonde il Vangelo e la pratica del S.Rosario, mentre l’affresco che sovrasta l’ingresso raffigura la Beata vergine del Rosario tra San Domenico e Santa Caterina da Siena.
Mediante due brevi scalinate, si accede alla catacomba della Chiesa. Sul pavimento si notano otto sepolcri e, proprio ai piedi della scalinata, l’antico ossario. Nei sepolcri, tutto’oggi, sono custoditi i restidei confratelli del Sodalizio, deceduti dal 1830 al 1886 anno in cui fu costruita la cappella gentilizia nel locale cimitero comunale.
Nello stesso soccorpo riposa anche il “Riordinatore” della Confraternita e artefice della costruzione della Chiesa, Don Vito Internò.
La chiesa è dotata anche di un elegante campanile con tre campane: la più piccola già appartenuta alla Chiesa Albanese, dedicata allo Spirito Santo; la media, donata dal Marchese Pasquale Chjurlia e la grande del 1848, offerta dai confratelli, un ventennio dopo la costruzione del tempio.
Il 7 gennaio del 1872 l’artefice della costruzione della Chiesa muore.
Lo stesso anno, con DECRETO PONTIFICIO DATATO 22 Agosto 1872 e firmato dal Sostituto della Segreteria della CONGREGAZIONE DEI SACRI RITI il SS.moSignor nostro Papa Pio IX avuto relazione dal Sostituto della Segreteria della Congregazione dei Sacri Riti, clementemente annuendo, con la sua Suprema Autorità approvò l’elezione della Beata Maria vergine del Rosario in Principale Patrona del paese Montemesola nell’ Archidiocesi Tarentina e concesse che ivi la predetta festa della Madre di Dio si facesse col rito e con tutte e singole onorificenze e privilegi, spettanti ai Principali Patroni dei Luoghi.
La Confraternita
Qui ha la sua sede, la Confraternita del SS. Rosario, che custodisce anche molti arredi sacri di grande valore. Tale patrimonio si può ammirare nelle sacre funzioni del sodalizio o nelle apposite custodie. Tra l’altro annovera un pregevole reliquario in argento con la “SACRA PARTICULA EXLIGNO SANCTA CRUCIS D.N.J.C.” collocata in “THECA ARGENTEA FORMA ROTUNDACRISTALLO MUNITA” che si espone per l’adorazione durante la Via Crucis che sisvolge solennemente nelle ore pomeridiane delle Domeniche di Quaresima.
In un’altra teca di argento, pur essa di forma rotonda e munita dicristallo, posta al centro di un prezioso e piccolo drappo, su cui spicca con un’artistica decorazione in oro lo stemma dei duchi Caracciolo, è racchiusa unareliquia di San Francesco de Geronimo, il Santo Grottagliese che diffuse il culto di San Ciro, Eremita e Martire nel Regno di Napoli.
Le principali attività della Confraternita, oltre i consueti incontri di preghiera, di catechesi e al pio esercizio dell’estremo saluto ai soci deceduti; pone la sua attenzione al progetto pastorale e diocesano; investe il suo dinamismo spirituale nel campo della formazione e della carità; compie opere di misericordia verso i membri anziani, soli, bisognosi, ammalati e verso altri, in una visione cristiana della vita e della morte; promuove volontariatoe solidarietà verso i bisognosi.
Altre attività di rilievo sono: la processione dell’ Addolorata il venerdì di passione, di S. Antonio, della B, V. del Carmelo. Ha il privilegio di custodire nella propria Chiesa la sacra immagine e di organizzare i solenni festeggiamenti il 6 e 7 ottobre in onore della B. V. Maria SS. del Rosario Patronae Protettrice della città.
In questa Chiesa, ricca di storia e d’arte, recentementerestaurata (nel corso del priorato di Michele Sgobio 1981 – 1993), a cura della Confraternita del SS. Rosario, vigile custode di detti beni culturali e storicidi notevole valore, Montemesola ritrova parte delle sue origini.
La chiesa parrocchiale è la più antica tra quelle attualmente esistenti nel paese.
Sorse inizialmente come cappella privata della famiglia Carducci, che vi aveva fatto innalzare un altare dedicato a Santa Maria della Croce.
La vecchia cappella, restaurata, venne a far parte integrale della Nuova Chiesa e utilizzata come sacrestia e antisacrestia.
Dopo aver arricchito la Chiesa di grandi tele raffiguranti episodi della vita dei Santi e di preziosi paramenti il Marchese aveva infine avocato il diritto di patronato sulla stessa.
La chiesa, di forma rettangolare, è stata restaurata nel 1959 e ad eccezione di facciata, campanile e mura laterali, completamente ricostruita, facendole assumere la forma di una croce latina, con una grande cupola che sovrasta il nuovo altare.
La nuova sistemazione delle statue vede sulla destra, entrando quella di San Giuseppe e dell´Immacolata; sulla sinistra euqlla di San Francesco di Assisi e del Sacro Cuore di Gesù.
L´artistico Crocifisso del 1797, restaurato, domina la parte di fondo; una nuova fonte battesimale in marmo è stata sistemata alla destra dell´altare.
La chiesa fu riaperta al culto nel settembre del 1966.